
Ravece e Papaloia: flashback sensoriale tra aromi, tinte, texture e tradizioni di questi luoghi.
Dicono che i sogni abbiano radici profonde. Ma anche che, per realizzarli, vadano coltivati.
E’ un po’ il liet motiv che mi ha accompagnato, a partire dal “mezzo del cammin” della mia vita, negli anni in cui trascorrevo ore tra ambulatori e sale operatorie.
Le radici, dicevamo. Quelle solide, che son sempre state lì, tra Sturno e Frigento.
I luoghi dell’infanzia, dell’adolescenza, delle vacanze.
Quelli che a distanza, temporale e spaziale, non smettono di trasmettere esperienze sensoriali.
E’ in questo contesto che ho sempre coltivato i miei sogni. Nel vero senso della parola.
Dell’uliveto, ne ho sempre avuto particolare cura, ettaro per ettaro, pianta per pianta.
Posso dire di conoscere le caratteristiche di ciascuno dei 2500 ulivi che oggi sono uno dei vanti della tenuta.
Se in principio è stata la passione unita alla curiosità a dirottarmi nel mondo della produzione di olio di qualità, nel tempo è stata la scienza e la conoscenza a traghettarmi verso un concetto di produzione moderno ma con solidi legami alle tradizioni tramandate nel tempo.
Ci vuole una visione oltre l’orizzonte per alzare il livello della qualità.
Quella che anni fa, insieme al compianto Tommaso Vitale, mi portò a sperimentare, fino al raggiungimento di un equilibrio il cui risultato è sotto gli occhi e il palato di tutti.
Concedetemi una piccola presunzione. L’olio extravergine di oliva griffato Il Mulino della Signora è un compendio degli aromi, delle tinte, delle texture e delle tradizioni di questi luoghi.
E’ un unicum non solo nella sua versione finale ma in ogni fase della produzione.
Che significa controllo visivo ed olfattivo di piante e frutti, raccolta a mano per brucatura, molitura a freddo, conservazione in serbatoi d’acciaio sotto azoto, per mantenerne inalterate forza, proprietà, consistenza ed equilibrio.
Prendete l’autoctono Ravece, considerato un po’, in queste aree del sud, il padrone di casa, il capostipite dai modi arcigni, dalla corazza dura ma dal cor gentile, colui che non usa mezzi termini ma sa sempre trovare una parola adatta ad ogni circostanza.
O il Papaolia, il fiore all’occhiello del Mulino della Signora, quel figlio a cui si è più affezionati per le soddisfazioni che regala su ogni tavola, con il suo carattere orgoglioso e fiero.
Qui siamo di fronte a un blend di un equilibrio unico, perfetta concatenazione delle nove varietà di piante di cui è il risultato armonico ma deciso.
Insomma, l’olio extravergine di oliva che nasce qui al Mulino è un flashback sensoriale, un viaggio in bianco e nero che esplode improvviso in quel fluido giallo che tende al verde.
Come la più piacevole stagione della vita.
Gianfranco Testa